La parola complessità è stata storicamente applicata a fenomeni naturali e sociali in modo genericocon significati dipendenti dal contesto. Negli ultimi decenni però,all’intemo delle scienze naturali e sociali si è cominciato a considerare questa parola in un senso tecnico che si è andato precisando nel corso degli anni. Cerchiamo di delineare brevemente questo significato.
Da Galileo in poi, il paradigma dominante nelle scienze naturali è stato il riduzionismo: secondo questo metodo di guardare la natura, i fenomeni appaiono complessiperché non li consideriamo nella maniera giusta. Ma se ci liberiamo dainostri pregiudizi e sappiamo leggere nel grande libro della natura, lacomplessità non è altro che apparente e, almeno in linea teorica, poche semplici leggi (equazioni matematiche) sono sufficienti a spiegare lacomplessità del creato. Questa visione della natura ha portato almetodo riduzionista che ha contribuito in maniera essenziale allo sviluppodella scienza moderna.
Al paradigma riduzionista si contrappone il paradigma olistico. Secondo tale modo di considerare i fenomeni, “il tutto è più della somma delle parti“: non si puòcapire un essere vivente comprendendo il funzionamento di ognisingola cellula; e non si può capire il funzionamento del mercato conoscendo il comportamento dei singoli agenti; etc.
Con la nascita della Scienza moderna (XVII secolo) la visione olisticadei fenomeni è stata relegata fuori dal dominio della scienza. Ma proprio lo sviluppo dellascienza stessa ha fatto rientrare dalla porta principale il paradigmaolistico.Probabilmente questo fatto è stato determinato essenzialmente da duefattori:
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la necessità e l’ambizione di studiare fenomeni che un tempo non erano neppure abbordabili;
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lo sviluppo e l’uso scientifico dei calcolatori.
A questo punto è possibile formulare che cosa si intende per complessità.
La Scienza della Complessità studia quei fenomeni che non possono essere compresi qualora vengano analizzati separandone le singole parti.
Per la sua stessa natura, lo studio della complessità è interdisciplinare e richiede una diversa organizzazione del lavoro scientifico.Da qui nasce l’insufficienza delle strutture preesistenti e l’esigenza dicreare nuovi modi di organizzazione del lavoro.
Nel mondo ci sono ormaimolti esempi di questo nuovo metodo di lavoro. Citeremo un esempio per tutti: l’Istituto di Santa Fè nel New Mexico.Questo istituto riunisce molti ricercatori, alcuni dei quali insignitidel premio Nobel; pur continuando la loro ricerca tradizionalenelle rispettive sedi di origine, essi si riuniscono periodi camente per alcunesettimane per contribuire allo studio di quei fenomeni complessi chenecessitano di forte interdisciplmarietà.